Ogni anno, circa 48.000 italiani vengono colpiti dal tumore del colon-retto, una delle patologie più diffuse nel nostro paese. Si tratta del secondo cancro per incidenza negli uomini, dopo il tumore al polmone, e nelle donne, dopo quello della mammella. Fortunatamente, la sanità pubblica offre screening gratuiti per la prevenzione, destinati a tutti i cittadini dai 50 anni in su.
Tuttavia, l’adesione a queste iniziative risulta ancora troppo bassa, con notevoli differenze tra le varie regioni italiane.
La Scarsa Adesione: Un Fenomeno Preoccupante a Livello Nazionale
Una realtà preoccupante: l’adesione è solo del 34,1%
Secondo una recente indagine condotta dall’AIGO (Associazione Italiana dei Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri), i dati relativi al primo trimestre del 2024, che prendono in esame le attività di screening del 2022, rivelano una partecipazione complessiva al programma di screening del colon-retto che si attesta al 34,1% a livello nazionale. Si tratta di una percentuale ben lontana dall’obiettivo auspicato, considerando che il tumore del colon-retto è una patologia che può essere prevenuta attraverso la diagnosi precoce, che consente di intervenire con trattamenti tempestivi e meno invasivi.
Un Gap Geografico: Il Nord Italia è Molto Più Reattivo del Sud
Una delle principali criticità emerse dall’indagine riguarda il forte divario geografico nella partecipazione agli screening. Mentre alcune regioni del Nord Italia raggiungono tassi di adesione elevati, con la Val d’Aosta che sfiora il 67% e il Veneto che arriva al 63%, le regioni del Sud sono ancora gravemente in ritardo. In particolare, la Calabria si colloca agli ultimi posti, con un’adesione che non supera il 7,8%, un dato che risulta particolarmente allarmante, poiché evidenzia una significativa carenza di consapevolezza e di accesso ai servizi di prevenzione. Anche altre regioni del Sud, come la Campania, la Puglia e la Sicilia, fanno registrare numeri preoccupanti, ben al di sotto della media nazionale.
Questa disparità geografica non è soltanto un problema di distribuzione dei servizi, ma riflette anche una diffusa mancanza di informazione e sensibilizzazione tra la popolazione, oltre a difficoltà organizzative che impediscono di raggiungere efficacemente i cittadini più vulnerabili.
Le Cause del Gap: Fattori Socioculturali, Organizzativi e Logistici
L’indagine ha identificato diversi fattori che contribuiscono a queste differenze di adesione. Tra questi, i fattori socio-culturali sono determinanti: in molte regioni del Sud Italia, infatti, la scarsa cultura della prevenzione e la mancanza di consapevolezza riguardo ai benefici dello screening rappresentano ostacoli significativi. Inoltre, l’accesso a centri specializzati e la qualità delle strutture sanitarie non sono sempre uniformemente distribuiti, con aree in cui l’assenza di infrastrutture adeguate e personale formato contribuisce a ridurre l’efficacia dei programmi di screening.
Non meno importante è l’aspetto logistico: l’assenza di una rete capillare che renda il test facilmente accessibile per tutte le persone a partire dai 50 anni, in particolare nelle aree più remote, limita fortemente la partecipazione. Le difficoltà economiche e le problematiche di trasporto sono frequentemente sottovalutate, ma giocano un ruolo cruciale nell’ostacolare l’adesione.
Una Risposta Organizzata e Continuativa è Fondamentale
Gli esperti sottolineano che uno dei fattori che potrebbe migliorare i tassi di adesione riguarda la durata e la continuità dei programmi di screening. I dati suggeriscono che le regioni con esperienze consolidate di screening, attivi da almeno 10-15 anni, ottengono risultati decisamente migliori rispetto a quelle in cui i programmi sono ancora agli inizi. Il rafforzamento delle risorse dedicate, l’introduzione di tecnologie moderne e l’addestramento di personale qualificato nelle strutture sanitarie locali sono aspetti fondamentali per creare un sistema efficace e sostenibile.
Un altro aspetto cruciale riguarda l’informazione e la sensibilizzazione. Le campagne di educazione alla salute devono essere costanti, mirate e rinnovate periodicamente, con l’obiettivo di raggiungere ogni fascia della popolazione, specialmente quella più lontana dalla cultura della prevenzione. Sensibilizzare i cittadini sui benefici concreti dello screening, sulla sua semplicità e sull’importanza della diagnosi precoce, è il primo passo per superare il muro della disinformazione che impedisce l’adesione.
L’Estensione dell’Età di Screening: Un Passo Importante
Alcune regioni italiane hanno compreso l’importanza di estendere l’età massima per l’accesso agli screening. Mentre la fascia di età generalmente coperta dallo screening è quella tra i 50 e i 69 anni, alcune realtà locali, come il Friuli-Venezia Giulia e la Valle d’Aosta, sono riuscite a estendere il programma fino ai 74 anni. Questo allargamento della fascia di età è particolarmente importante, poiché il rischio di sviluppare il tumore del colon-retto aumenta con l’età, e consentire a un numero maggiore di persone di partecipare ai programmi di screening potrebbe salvare molte vite.
Conclusioni: Un Impegno Nazionale per una Sanità Pubblica Equa
Nonostante i notevoli progressi compiuti in alcune regioni italiane, la realtà della prevenzione del tumore del colon-retto rimane tuttora frammentata. L’adesione agli screening è troppo bassa, e le disparità tra Nord e Sud sono un ostacolo serio per una sanità pubblica equa ed efficace. Le istituzioni sanitarie devono concentrarsi non solo sull’implementazione di tecnologie avanzate e sull’aggiornamento delle strutture, ma anche sull’educazione dei cittadini, per far sì che il tumore del colon-retto non continui a mietere vittime in modo prevenibile.
Per raggiungere l’obiettivo di una diagnosi precoce che faccia realmente la differenza, è essenziale un impegno continuo e costante nella promozione di uno screening universale, accessibile a tutti, senza barriere geografiche, economiche o culturali. Prevenire il tumore del colon-retto è possibile, e la partecipazione di ogni cittadino è il primo passo fondamentale per ottenere risultati concreti in termini di salute pubblica.